Contact Tracing: va bene così?

Conoscere in modo dettagliato i confini dell’applicazione ‘Immuni’ per il contact tracing è la base per la fiducia da parte di addetti ai lavori e cittadini esperti/inesperti.
Se è vero che l’app è prossima al rilascio dovrebbero già essere in circolazione specifiche e sorgenti.
Anche il trattamento dei dati e soprattutto il titolare degli stessi sono informazioni fondamentali.
Chi gestirà i server che contengono i dati e chi vi potrà accedere e con quali regole è determinante.
Il pericolo è che la gestione venga affidata al ministero dell’interno e magari a strutture come esercito, carabinieri etc. (e si sa che militari e democrazia non vanno molto d’accordo).

Se, invece, sarà una struttura privata, quali garanzie avremo che i dati non saranno oggetto di trattative commerciali segrete? Chi controlla?

E visto che gli hacker sono sempre molto attivi, quali protocolli di sicurezza saranno adottati?
Infine la fine: quando sarà tutto finito?
E’ possibile stabilire una linea di demarcazione che permetta di cancellare tutta l’attività di contact tracing senza strascichi o si può pensare che se il sistema funzionerà tanto varrà lasciarlo attivo per la prossima pandemia?
Il fatto che le notizie ‘trapelino’ è abbastanza ridicolo: il progetto dovrebbe essere aperto e non deve avere alcun segreto.
Google e Apple stanno discutendo sulle soluzioni possibili e lo fanno in modo trasparente (e si sa che gli americani sono i più bravi quando si tratta di applicazioni per il pubblico); infatti ragionano in termini di piattaforma (API, crittografia, compatibilità, distribuzione, accesso) e non di app singola.

Questa incertezza non fa che favorire i distruttori che siano avversari politici, complottisti o altre forze oscure.

Soprattutto nelle situazioni più estreme è indispensabile la determinazione (che non significa decisionismo) e una buona comunicazione nell’affrontare i problemi.

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